Dalle piantagioni dei paesi produttori ai bar e caffè dei vicoli e delle piazze napoletane
Articolo scritto da Michele Sergio e pubblicato su L’Espresso napoletano del mese di aprile 2020
Una volta era tutta jungla. Poi gli alberi tropicali hanno fatto spazio alle coltivazioni di cacao, canna da zucchero, tabacco e caffè. Il Centro America è una zona del globo in parte ancora selvaggia e dedita, in gran parte alle coltivazioni agricole. Attraversandola, meglio se con un fuoristrada (considerate le molte strade in terra battuta che, con la pioggia, diventano difficilmente praticabili con altri mezzi), si possono ammirare paesaggi mozzafiato soprattutto al tramonto. Mentre si va su e giù per le colline, attraverso stretti ed impervi sentieri, tra la ricchissima vegetazione si notano zone dove le piante sono più basse e di un verde più scuro. Sono le piantagioni di caffè (quasi tutte della specie arabica) che vengono coltivate in pianura ed in collina. Nel periodo della fioritura il verde delle foglie si mischia al bianco splendente dei petali; quando le piante fruttificano, invece, il rosso delle ciliegie (contenenti appunto i pregiati chicchi) chiazzano in un nuovo stupendo melange l’estesa macchia verde. Nella fase della raccolta si vedono tante persone muniti di cestini e di machete che raccolgono dai rami delle piante solo le drupe mature. Queste, milioni e milioni, vengono messe ad essiccare negli ampi spiazzali degli stabilimenti di lavorazione del caffè per consentire la successiva estrazione del chicco dal frutto (il cd. processo naturale). Caratteristiche le poche casupole immerse nelle enormi piantagioni del “local farmer”.I chicchi raccolti e lavorati nei paesi produttori vengono imbarcati su enormi navi e spediti ai porti dei paesi consumatori dove saranno tostati, confezionati per famiglie e bar.
Il paese del caffè è senza dubbio l’Italia e la città dove se ne consuma di più e nei secoli si è creato attorno ad esso un vero e proprio culto è senza dubbio Napoli.
Anche la nostra città vanta paesaggi e scenari spettacolari. Il golfo dominato dal Vesuvio è un’icona conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, riprodotta nei secoli da guaches e da grandi artisti (da ultimo Andy Warhol). Accanto al classico scenario ce ne sono altri intriganti ed interessanti da cercare nel ventre di Napoli. Quando si entra nei vicoli del centro storico un tripudio di colori, odori e suoni avvolgono il visitatore. Percorrendo il dedalo di stradine e viuzze si possono ammirare storici palazzi, vicinissimi gli uni agli altri, i profumati e variopinti “panni spasi”, s’odono le voci delle popolane che conversano dai balconi e le voci degli ambulanti che pubblicizzano la loro mercanzia, l’olfatto viene sopraffatto dal profumo delle pizze appena sfornate e l’aroma del caffè preparato nei tanti bar sparsi per la città.
Altissima è la densità dei piccoli bar nelle strade e nei vicoli della città, di legno o tutti bianchi (riprendendo lo stile delle coffee house americane), di marmo o decorati con oggetti del folklore partenopeo (dal “curniciello” alla maschera di Pulcinella), rendono bere un caffè esperienza da non perdere. Il vapore che fuoriesce dalla lancetta della macchina espresso, il rumore degli scatti del macinino, l’aroma della tazza servita da simpatici camerieri, sono tutti particolari che fanno del nostro caffè esperienza di culto. Napoli è anche la città dei grandi Caffè, alcuni antichi, dove si socializza, si pensa, si scrive, si discute e si gusta il classico espresso, orgoglio italiano. Tra lampadari di cristallo, volte stuccate in oro, specchi, divani rossi, tavoli di marmo e sedie in stile liberty, possiamo gustare un ottimo espresso soffermandoci col pensiero sul lunghissimo viaggio che il chicco ha dovuto affrontare partendo dalle piantagioni d’oltreoceano fino ad arrivare alla nostra tazza.